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Dead Space Remake: La Recensione - Il fascino dell’orrore e dello splatter…in 4K!

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Il fascino dell’orrore e dello splatter…in 4K!

 

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4,5 stelle

Come dicevamo in apertura, la grafica del remake è fenomenale su tutta la linea, dando nuova vita alle viscere soffocanti e cupe della Ishimura con una nuova illuminazione, ancor più orrorifica e disgustosa. Se già in passato la nave era un luogo iconico, l'aggiornamento visivo e la pura attenzione ai dettagli contribuiscono a renderlo più vivo e vibrante che mai. Sia che si tratti delle valigie abbandonate, sparse nella sala arrivi, sia degli angusti alloggi dell'equipaggio, o dei poster, si nota una cura maniacale sotto ogni aspetto. Il nuovo sistema di “peeling” è una nuova caratteristica della migliorata fedeltà grafica ed ha un impatto delizioso su ogni combattimento: permette che la pelle, il grasso e gli strati muscolari vengano strappati via dai nemici progressivamente, ad ogni ferita, rendendo le ossa esposte vulnerabili allo spezzarsi a metà, da uno o due colpi ben piazzati. Il combattimento di Dead Space risulta ancora fresco a causa del modo in cui rinuncia alle convenzioni di genere, grazie al modo in cui si uccide: i necromorfi possono essere morire solo tagliando via i loro arti, e rimane incredibilmente soddisfacente usare armi come il Plasma Cutter per staccargli gambe prima di sparare alle loro braccia allungate, mentre strisciano disperatamente verso di te. Il sistema di peeling migliora l'esperienza, specialmente quando si utilizza il fuoco secondario della Force Gun. Questo spara un pozzo gravitazionale che attira i nemici verso di esso, strappando loro le parti del corpo nel processo. Come molte delle modalità di fuoco secondarie dell'arma, questa è ricca di sperimentazione. Potremmo far scattare una trappola, usando bene la gravità, per trascinare e mettere insieme un gruppo di nemici, prima di bruciarli tutti con il lanciafiamme ed infine usare il Plasma Cutter per sfondare le loro ossa ormai bene in vista. Per quanto grande fosse l'originale Dead Space, la strategia aggiunta del remake e la varietà di strumenti con cui si può giocare, rendono il rifacimento un prodotto ludicamente migliore. Per quanto riguarda le configurazioni grafiche su Console, Come ormai accade in quasi tutti i principali titoli che esordiscono su PlayStation 5 e Xbox Series, anche in questo caso avremo due opzioni: il primo sacrifica qualcosa in termini di dettaglio e nella gestione dell'anti-aliasing, ma dona all'esperienza una fluidità invidiabile. L'altro premia il colpo d’occhio e l’effettistica, restituendoci il miglior impatto grafico possibile; a costo di una piccola perdita di Frames. Entrambe le impostazioni grafiche hanno il loro perché: i 60fps costanti sono fluidissimi, ma rinunciare a qualche frame in più, visto il ritmo compassato dell'avventura, non sarà certo un grande sacrificio.

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Era impossibile ed anche ingiusto e stupido, nei confronti dell’opera originale e degli sviluppatori, aspettarsi che il remake di Dead Space fosse così profondo come lo è stato il remake di Resident Evil 2. Infatti, per Dead Space non ce n’era assolutamente bisogno. Il salto generazionale non è così grande e non cambia il design in maniera così radicale come il remake di Capcom. Ciò che ne esce è un prodotto più vario e strutturato, ludicamente migliore e tecnicamente al passo con i tempi. Unico neo, le nuove missioni secondarie che lasciano un po’ a desiderare… ma tutte le altre aggiunte contribuiscono a renderlo un remake fedele al suo progenitore, migliorato in tutto e per tutto. I nuovi arrivati ​​e i fan più accaniti di Dead Space trarranno il massimo dall'esperienza, ma ci sentiamo assolutamente di premiare quello che è, e che sarà il miglior modo di giocare ad uno dei più grandi survival horror di tutti i tempi; nonché un nuovo benchmark per i futuri remake!

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Tutti pronti a partire per la Ishimura, ma attenzione, non è detto che si faccia ritorno! 



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